Darya Saltykova
Saltychikha – l’orchessa
Russia – 38 vittime accertate (147 sospettate)
Darya Nikolayevna Ivanova nacque il 3 novembre 1730, figlia di Nikolai Avtonomovich Ivanov e Anna Ivanovna Davydova, nobili proprietari terrieri.
Si sposò molto giovane con Gleb Alexeyevich Saltykov, capitano delle guardie di un reggimento di cavalleria proveniente da una famiglia ancor più facoltosa di quella di lei. Ebbe due figli, Teodoro e Nikola. Darya rimase vedova ad appena venticinque anni e oltre ai possedimenti dei genitori si ritrovò oltremodo ricca grazie ai lasciti del marito defunto: quantitativo smisurato di possedimenti terreni. Era una donna molto potente, la sua ricchezza la poneva quasi al di sopra della legge. Darya era tanto rispettata e presa in simpatia dai suoi pari quanto temuta dai suoi servi e dai suoi contadini. Sapeva essere una donna spietata, capace di infliggere punizioni tremende e anche la morte all’occorrenza.
Darya Saltykova in realtà era una sadica malata, dedita alla tortura in ogni sua forma, era il suo passatempo, la sua ragione d’esistere, l’unica attività che la faceva sentire viva. Le sue vittime predilette erano donne, anche giovanissime, dagli undici anni in su. Una disobbedienza, uno sguardo storto, ma anche un’avance da parte della padrona non accettata con entusiasmo e scattavano atroci tormenti. Quasi sempre strappava loro tutti i capelli e molto spesso gettava acqua bollente sulle vittime o le straziava con pinze arroventate, per poi lasciarle fuori nude al gelo a morire di stenti. Spesso se la prendeva con ragazze incinte e procurava loro, tramite percosse, aborti e di conseguenza la morte.
I possedimenti della donna erano così ampi che poteva prendere le sue vittime da luoghi quasi sempre diversi. Le voci ciononostante si sparsero, la gente sapeva la sorte che sarebbe toccata a chi veniva prelevato dall’orchessa, come veniva chiamata Darya. In molti cercarono di scappare o avvisare le autorità, ma chi mai poteva di mettersi contro una donna di siffatto potere? I servi che fuggivano venivano riacciuffati e rispediti sotto le grinfie letali della padrona; in molti preferirono opporre resistenza ed essere uccisi subito piuttosto che tornare a morire lentamente da lei.
Solo l’imperatrice poteva avere l’autorità di mettere fine ai soprusi di Darya Saltykova, così pensarono nel 1762 i contadini Runaway Savely Martynov e Yermolai Ilyin che avevano perso entrambi la moglie per mano della carnefice. Dopo una rocambolesca fuga riuscirono a portare il caso alle orecchie di Caterina II di Russia. L’imperatrice, sebbene da un lato fosse restia a muovere accuse e condanne a una nobildonna facoltosa come la Saltykova, dall’altro era stuzzicata dall’idea di dare un giro di vite al potere che esercitavano i nobili russi, nonché la solleticava la possibilità di sfruttare l’occasione per ingraziarsi il popolo.
L’imperatrice istituì un’inchiesta e, dato che gli aristocratici erano tutti in combutta tra loro e si guardavano la schiena a vicenda, diede il compito di trovare la verità a funzionari che non provenissero da famiglie nobili. La vita di Darya Saltykova venne passata al setaccio e ne uscirono subito 138 servi morti per cause non naturali nonché 21 denunce sporte dalla servitù contro la loro padrona per violenze e mai prese in considerazione dalle forze dell’ordine. Nel 1764 Darya venne interdetta dalla gestione dei propri beni e delle persone alle proprie dipendeze, e le fu affiancato un tutore che doveva occuparsi dell’amministrazione dei suoi averi.
Soltanto nel 1768 l’orchessa venne processata per i propri crimini, accusata di oltre 140 omicidi si riuscì a provarne la colpevolezza in 38 casi. Venne condannata all’ergastolo da scontare in un carcere sotterraneo in una cella perennemente senza luce. Morì il 27 dicembre 1801.