Anna Maria Zwanziger


Quando mescolai il veleno nella tazza e vidi quanto era denso, dissi tra me e me: Signore Gesù, questa volta deve morire per forza!”

Germania – 4 vittime

Cosa avesse la categoria dei giudici per attirare tanto Anna Maria Zwanziger nessuno mai lo seppe dire con chiarezza. Ma andiamo con ordine.

Anna Margaretha Shonleben (meglio nota come Anna Maria) nacque nel 1760 a Norimberga e, in quanto orfana dall’età di quattro anni, venne sballottata da una famiglia all’altra. Diciottenne venne data in sposa a un notaio, dal quale prese il cognome Zwanziger, che aveva il doppio della sua età ma soprattutto un grosso problema: era alcolizzato.

Gli rimase accanto per quasi un ventennio, anche quando egli non poteva più svolgere il proprio lavoro e mantenerla. La donna finì pure per prostituirsi per tirare avanti. Alla morte del marito, sulla soglia della quarantina vagò di città in città, da Francoforte, a Vienna, compiendo i lavori più umili. Tornata a Norimberga divenne l’amante di un barone amico del marito, col quale si trastullava anche finché il consorte era in vita. Ben presto il carattere incostante e indolente della donna lo costrinse ad allontanarla, non prima di averla fatta abortire del figlio che avevano concepito assieme. Quest’ultima gravidanza (aveva già due figli col marito e dato in affido un terzo avuto con un intellettuale ungherese) la segnò nel profondo e la allontanò ancor di più dalla realtà. Un crollo nervoso che la fece precipitare in una sorta di delirio di onnipotenza e la spinse a mettere in atto un piano assurdo: farsi assumere come cameriera da un uomo solo e benestante, avvelenarlo lentamente, curarlo e quindi nella veste di finta salvatrice sedurlo e farsi sposare. Da allora il suo migliore amico divenne l’arsenico.

Il primo fortunato fu il giudice cinquantenne di nome Wolfgang Conrad Glaser, divenne la sua domestica ma si accorse solo in seguito di un problema: lui era già sposato e dato che era in rotta con la moglie questa viveva altrove. A quanto pare il passo da essere diabolici ed essere imbecilli è breve. Anna Maria fece riavvicinare la coppia fino a far sì che i due tornassero a vivere assieme, una volta avuta la moglie sotto lo stesso tetto la avvelenò e la uccise. Era dunque pronta a consolare l’uomo ma il giudice ormai provava amore per la defunta consorte, rifiutò e licenziò la cameriera.

Se col primo giudice non andò in porto provò con un secondo: il trentottenne Grohmann. Appena assunta le fantasie su un matrimonio idilliaco con un uomo di dieci anni più giovane presero il sopravvento. Cominciò a dare piccole dosi di veleno agli altri membri della servitù, in modo che stessero male e fossero poco efficienti al confronto suo. Non lesinò di avvelenare neanche il giudice, che accudì amorevolmente durante i malori. Nonostante il fisico debilitato Grohmann si trovò una fidanzata, che non era certo Anna Maria. Anna Maria, in preda alla sete di vendetta, con una zuppa bavarese all’arsenico stroncò la coppia e si ritrovò di nuovo senza lavoro.

Una settimana dopo fu assunta dal giudice Richter Gebhard, la cui moglie aveva appena partorito e necessitava di una mano in più a casa. Anna Maria Zwanziger ci mise una settimana a farlo rimanere vedovo. Ormai la donna sull’orlo della follia, somministrava a tutti piccole dosi di arsenico e si divertiva a vederne i risultati. Il giudice resosi conto che chi consumava cibi o bevande nella sua abitazione stava malissimo e rischiava la morte, la cacciò e la denunciò.

Anna Maria Zwanziger venne arrestata sul finire del 1809, addosso aveva due pacchetti di arsenico, dopo più di un anno di interrogatori confessò e fu giustiziata, con decapitazione tramite spada, il 17 settembre 1811.



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