Caterina Fort


la belva di via San Gregorio

Italia – 4 vittime

Caterina Fort era nata a Santa Lucia di Budoia, in Friuli, nel 1915. Fin da giovane non fu mai particolarmente fortunata, a dieci anni il padre le morì sotto gli occhi in un’escursione in montagna, pochi mesi dopo la sua casa venne distrutta da un incendio, a quindici il suo fidanzato morì di tubercolosi e scoprì di essere sterile, a ventidue si sposò ma due giorni dopo il novello sposo fu chiuso in manicomio.

Trasferitasi a Milano, nel 1945 conobbe Giuseppe Ricciardi, siciliano e proprietario di un negozio di tessuti dove iniziò a lavorare. Tra i due scoccò subito la scintilla e a Caterina poco importava che lui fosse sposato e con tre figli, dato che la famiglia dell’uomo era rimasta in Sicilia. I due non avevano vergogna, si comportavano come una coppietta e si facevano vedere assieme senza remore. I pettegolezzi che li circondavano giunsero però anche alla moglie di lui, Franca, che nel 1946 lasciò Catania per ricongiungersi al marito nel capoluogo lombardo. Franca pretese subito che Giuseppe licenziasse l’amante. Poco male per Caterina che trovò impiego in una pasticceria poco distante e continuò i suoi intrallazzi con l’adultero. La moglie non mollò la presa e affrontò anche la rivale faccia a faccia intimandole che non avrebbe mai lasciato il marito e sottolineando che era incinta di un quarto figlio. Caterina si rese conto così che la sua relazione con Giuseppe Ricciardi era compromessa in maniera irrimediabile.

Il 29 novembre del 1946 Caterina decise di eliminare tutto ciò che si frapponeva tra lei e il suo amore. In un bagno di sangue. Quella sera, sapendo che Giuseppe era in trasferta a Prato per lavoro, si recò al civico 40 di via San Gregorio dove abitava l’amato e fece una strage. Con un ferro uccise la donna e i figli Giovannino, Giuseppina e Antonio di appena 10 mesi cercando quindi di inscenare una rapina facendo sparire gioielli e soldi dall’appartamento.

Il mattino seguente la nuova dipendente del negozio di tessuti andò dai Ricciardi per farsi dare le chiavi del negozio che le servivano in assenza del titolare e fece la macabra scoperta.

Gli sforzi di Caterina per inscenare un furto furono vani, la porta non aveva segni di scasso e in cucina vi erano due bicchieri con segni di rossetto diversi. Di primo acchito infatti la signora Franca, trovandosi di fronte la rivale, l’aveva invitata a entrare e si era seduta a bere con lei sperando in una risoluzione pacifica e definitiva. Le due donne avevano lottato, come constatarono gli inquirenti, dato che Franca aveva tra le mani ciocche di capelli che poi si sarebbero rivelati di Caterina.

Caterina fu subito arrestata. Giuseppe Ricciardi, appresi i fatti, si dimostrò incredulo, addirittura propenso a credere all’innocenza di Caterina. Sennonché nel giro di un paio di giorni la donna cedette e confessò i propri delitti. Ricciardi fu anche arrestato e indagato per complicità ma poi venne dichiarato innocente.

Caterina Ford, sottoposta a perizia psichiatrica, fu giudicata perfettamente sana di mente e venne condannata il 9 aprile 1952 all’ergastolo, verdetto confermato nel 1953 alla Corte di Cassazione. Nel 1975 ottenne la grazia dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone e fu rilasciata. Visse una vita riservata a Firenze dove morì d’infarto il 2 marzo 1988.



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