Gertrude Baniszewski


madre tortura

Stati Uniti – 1 vittima

Gertrude Nadine Van Fossan nacque il 19 settembre 1929 a Indianapolis. A sedici anni lasciò la scuola e a diciotto si sposò con Stephan Baniszewski, un vice-sceriffo col quale visse, tra alti e bassi, fino al 1963 avendo cinque figli.

Trentaquattrenne abitava con l’inquilino Dennis Lee Wright, più giovane di una decina d’anni. Quando questi abusò di lei, lei se ne invaghì e i due iniziarono una relazione. Ebbero un figlio ma, appena nato, Dennis sparì senza lasciare alcuna traccia.

Nel 1965 Gertrude viveva sola con i sei figli, per arrotondare accolse in casa due sorelle di sedici e quindici anni Sylvia Marie e Jenny Faye, figlie di due giostrai, tali Lester e Betty Likens, dietro compenso di venti dollari la settimana. I figli di Gertrude e dei Likens frequentavano la medesima scuola e per i coniugi Lester e Betty, che facevano un lavoro itinerante, lasciare le figlie nella stessa città sembrò una scelta saggia. Non ci fu invece nulla di più sbagliato e terribile: Gertrude Baniszewski era infatti tra le persone più crudeli che la storia delle assassine mondiali abbia mai conosciuto.

Con la scusa di insegnare loro l’educazione Sylvia e Jenny subirono ogni tipo di cattiverie da Gertrude, soprattutto Sylvia, la maggiore divenne la vittima preferita della donna e di tutti i suoi figli. Iniziò tutto quando la tutrice scoprì la ragazzina a rubare delle caramelle, la picchiò selvaggiamente e permise ai figli annoiati di picchiarla a loro volta e di gettarla dalle scale per gioco. Stessa sorte toccava alla sorella Jenny se si permetteva di difenderla.

Un successivo peggioramento della situazione si ebbe quando Gertrude vide Sylvia parlare con un ragazzo, da quel giorno lei e i figli la trattarono come una prostituta, con offese verbali e abusi fisici. Spesso i vicini di casa ebbero modo di vedere la ragazza con ecchimosi in faccia o mentre la signora Baniszewski la picchiava con una cintura, non dissero però niente a nessuno fino a che non fu troppo tardi.

I figli di Gertrude non erano da meno, spegnevano sigarette sul corpo della ragazza e un giorno, convincendo la madre che l’ospite mangiava troppo la rimpinzarono di cibo fino a farla vomitare e successivamente le venne fatto ingurgitare il proprio vomito. Spesso per proteggere la sorella minore Sylvia si prendeva anche la sua dose di botte oppure veniva scottata con acqua bollente. La ragazza esausta, mal nutrita e psicologicamente a pezzi divenne incontinente a causa degli shock e rinchiusa in cantina in un regime di pane e acqua. Un giorno cercò di fuggire e di chiedere aiuto a un ragazzo, ma Baniszewski la riacciuffò e, accusandola di comportarsi come una prostituta, la penetrò ripetutamente con una bottiglia di coca-cola finché una figlia le incideva sul ventre con un ferro rovente “sono una prostituta”.

Jenny Faye Likens cercò di avvisare i genitori ma non riuscì a contattarli; siccome aveva una sorella maggiore sposata cercò di rivolgersi anche a lei ma questa non le credette. Gertrude intanto sparse in giro la voce che Sylvia era scappata di casa e si era, dietro coercizione, fatta scrivere anche una lettera dalla ragazzina per avallare la sua fuga.

Sylvia dopo l’ennesimo pestaggio morì. Nel panico che ne seguì uno dei figli chiamò la polizia, all’arrivo degli agenti Gertrude cercò di liquidare la faccenda consegnando loro la lettera che aveva fatto scrivere a Sylvia, Jenny però riuscì ad avvicinare un poliziotto e gli chiese in lacrime di aiutarla. Ascoltata la ragazza rinvennero nello scantinato il cadavere della sorella e arrestarono tutti gli altri.

Gertrude Baniszewski fu condannata all’ergastolo, in appello la pena venne ridotta a 18 anni di carcere. Per buona condotta gli anni diminuirono ancora, Gertrude era infatti sempre gentile con le compagne di prigionia, le più giovani che la chiamavano addirittura “mamma”. Morì libera nel 1990.


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